Gamma 15 by 0464

Gamma 15 by 0464

autore:0464 [0464]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2010-10-22T20:44:12.282000+00:00


Mi svegliai al rumore del motore. La macchina stava correndo, lo compresi dallo stridio dei pneumatici; ma quando riuscii ad aprire gli occhi, tutto era buio. Stai attento, perché quello che ti sto descrivendo è probabilmente un altro mondo, uno di quei mondi strani di cui parli tanto nella tua rivista (a proposito, com’è che non mi hai spedito gli ultimi numeri? che cos’è questo ostracismo?). Dunque: vedevo l’interno dell’auto, perché le luci degli strumenti erano accese, ma non vedevo niente fuori, voglio dire che fuori dai finestrini non c’era che il buio più nero che abbia mai visto. E la macchina correva, e il volante si muoveva. E si muoveva da solo.

Perché io ero semisdraiato sul sedile posteriore e vedevo la macchina vuota, ne ascoltavo il rumore del motore, notavo il tachimetro bloccato al di là di 140 all’ora, il volante che girava impercettibilmente a destra e a sinistra, come se qualcuno stesse guidando... ma non c’era nessuno, non vedevo nessuno.

Malgrado tutto quello che tu puoi dire della mia lentezza di riflessi, so che cosa è un sogno e che cosa è la realtà, e ben presto dovetti rendermi conto che non sognavo, maledizione, e che quello era il più stramaledetto incubo ad occhi aperti che io avessi mai conosciuto.

Feci ogni sorta di considerazioni più o meno avventate, ma non riuscii a concludere niente. L’unica cosa che non potevo mettere in dubbio era il fatto di essere a bordo della mia macchina, e la Volkswagen, pilotata da un essere invisibile, correva in un mondo invisibile.

Non avevo un muro a portata di mano, e questo mi evitò di lanciarmici contro a testa bassa, ma ti assicuro che la volontà non me ne mancava. Tuttavia, dato che la situazione era apparentemente intangibile (avevo gridato e mi ero agitato, avevo tastato i sedili anteriori, ma non avevo avuto né una risposta, né la sensazione che ci fosse qualcuno), mi misi a riflettere e giunsi alla conclusione che la vettura fosse in qualche modo telecomandata, e che stesse correndo su rulli in una stanza completamente buia. Non c’era molto da stare allegri, in quanto a logica, ma era tutto quello che potevo elaborare.

Guardai l’orologio. Indicava le 2.17. Era fermo. Lo caricai, per poter avere un punto di riferimento, ma era già carico. Semplicemente, non si muoveva; la molla rifiutava di svolgersi, e tutto in conseguenza. C’erano troppe cose che non andavano.

Fissai il buio attraverso il lunotto posteriore, cercando uno spiraglio, un’ombra, se mi concedi l’espressione; poi passai a guardare attraverso gli altri finestrini ma il risultato era il medesimo. Zero. Niente in vista. Ad un certo punto vidi che l’ago del tachimetro cominciava a discendere, e mi resi conto che la macchina rallentava. Ma la leva del cambio rimase sempre nella medesima posizione. La Volkswagen si fermò. Apparentemente niente era cambiato. Intorno persisteva quel buio senza fondo, e all’interno tutto era come prima.

«Adesso, pensai, accendono la luce del laboratorio e mi tirano fuori di qui.» Ma non accadeva niente. Il cofano posteriore si



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